Zazen: la Pratica dell’Illuminazione Silenziosa
La pratica principale su cui lo Zen si basa per aiutare tutti gli esseri è la meditazione, che nello Zen viene chiamata Zazen. È una meditazione per risvegliarsi alla Vera Vita, per aiutarci a superare i nostri condizionamenti e attaccamenti che velano la realtà dell’esistenza umana. La parola Zazen, “seduti semplicemente”, significa che ci sediamo in meditazione zazen con semplicità, senza scopi e aspettative, senza nulla volere e pensare, persino senza l’idea di sedersi senza nulla volere e pensare. Il segreto e la difficoltà risiedono proprio in questa parola: semplicemente. Quando ci sediamo in Zazen, infatti, abbandoniamo saperi e conoscenza ed entriamo nudi nella pratica del non-sapere. Entrare nella non-conoscenza ci permette di non avere scollamento tra noi e noi, di aderire a tutte le cose e non a una in particolare. La percezione cosciente non si rivolge più in modo unilaterale ed esclusivo verso il mondo oggettivo, esterno, ma converge verso il soggetto, ovvero noi stessi, la nostra interiorità. Si dischiude una realtà quasi sconosciuta, dimenticata. Subentra il silenzio, la non-mente ed emerge una condizione di calma, pace, non-pensiero, profondo rilassamento, assoluto silenzio. Differenti Maestri Zen hanno messo l’accento sulla “Pratica dell’Illuminazione Silenziosa”, che nella tradizione Zen giapponese si chiama Shikantaza, cioè testimoniare la realtà del proprio essere. Nello Zen si dice, infatti, “Entri in Zazen e non ne esci più”: significa che quando ti siedi in meditazione, lo fai con il tuo bagaglio di illusioni e per praticare qualche cosa. Poi la tua illusione di essere un piccolo io separato svanisce ed ecco che non c’è più nessuno seduto in Zazen, non ci sei più tu come ti pensavi prima. E quando riprendiamo nella vita quotidiana le nostre conoscenze e comuni facoltà di essere umano, sappiamo come viverle, portandovi l’aderenza alla realtà così com’è, maturata nello Zazen, e non solo la propria visione dualistica e discriminante.
Lo Zazen inteso come Shikantaza, “Pratica dell’Illuminazione Silenziosa”, non è da confondersi con la mente fissata nel Samadhi, cioè in quello stato non pensante di assoluta estraneità dalla realtà.
Così Zazen non è praticare qualcosa, ma è la manifestazione di ciò che realmente siamo, è la riscoperta di ciò che siamo sempre stati. Questa è la realizzazione.
Giorni di meditazione all’Ensoji
Lunedì | zazen ore 20,00 – 21,00 |
Mercoledì | zazen ore 06,00 – 07,30 |
Venerdì | zazen ore 20,00 – 21,00 |
Venerdì metà mese | zazen ore 20,00 – 23,30 |
Bimestrale | Zenkai ritiro di mezza giornata mattino |
Dove praticare lo Zen
Zazen è la meditazione zen per eccellenza, anche se nella nostra tradizione ogni momento vissuta nella consapevolezza si trasforma in meditazione del risveglio come recitare i sutra, mangiare, lavorare, studiare ogni cosa se vissuta totalmente senza condizionamenti e attaccamenti è pratica e al contempo realizzazione.
La tradizione zen Soto di Ensoji e Sanboji si arricchisce della pratica dei koan nella tradizione di Harada Daiun Sogaku dove il risveglio, il Satori come si dice nello zen è la pratica centrale dello zen sin dalle origini.
Zazen – Koan le frasi meditative
Aprirsi al cuore dell’esperienza è la parola giapponese koan, che letteralmente significa “editto pubblico”, indica il resoconto di un incontro tra maestro e discepolo.
Abitualmente, durante questo incontro, il maestro Zen assegna un quesito paradossale all’allievo come stratagemma per aiutarlo a liberarsi dal condizionamento mentale della logica dualistica e discriminante che gli impedisce l’esperienza del risveglio che lo stesso Buddha fece.
I Shin den Shin – Da Cuore a Cuore
La trasmissione diretta da maestro a discepolo che da Shakyamuni Buddha attraverso tutti i maestri zen si perpetua nella pratica zen.
Zazen – Shikantaza la meditazione silenziosa senza oggetto
La parola Zazen Shikantaza: “seduti semplicemente”, significa che ci sediamo in zazen con semplicità, senza scopi e aspettative. Il segreto e la difficoltà risiedono proprio in questa parola: semplicemente. Quando ci sediamo in zazen, infatti, abbandoniamo sapere e conoscenza ed entriamo nudi nella pratica dell’essere.
Shikantaza, cioè testimoniare la realtà del proprio essere. Nello Zen si dice, infatti, “Entri in Zazen e non ne esci più”: significa che quando ti siedi in meditazione, lo fai con il tuo bagaglio di illusioni e condizionamenti, di pensieri e di aspettative, poi la tua illusione di essere un piccolo io separato svanisce ed ecco che non c’è più nessuno seduto in Zazen, non ci sei più tu come ti pensavi prima, ma un essere universale come sei adesso.
Shikantaza e Koan
sono come la luna e il sole: complementari, il silenzio di Shikantaza apre dentro di noi i confini del nostro essere e la luce dei koan illumina la nostra vita per un cammino libero della mente, il vivere da esseri risvegliati in armonia con tutto e tutti non ha metodo ma solo manifestazione.
Le tre qualità essenziali per la pratica zen
Io appartengo al mondo o il mondo appartiene a me
Il respiro: inspiro ed espiro
Io che rapporto ho con le cose, Le cose che rapporto hanno con me?
La mia vita nello zen o lo zen nella mia vita?
Il primo è una fede radicata (daishinkon g.),
il secondo è una grande dose di dubbio (daighidan g.),
il terzo è una grande tenacia per raggiungere lo scopo (daifunshi g.).
Un uomo che manca di uno di questi tre requisiti è come una pentola a tre piedi con un piede rotto.
Che cosa significa avere una fede radicata ?
Non è niente altro che credere che ogni essere umano possiede la sua propria intrinseca natura nella quale è possibile vedere a fondo e che esiste un Principio Fondamentale che può, a sua volta, essere completamente penetrato.
Che cosa significa avere il grande dubbio ?
Sebbene una persona abbia sincera fede, se non nutre un dubbio ben circostanziato sulla propria vita condizionata da un falso io, non può realizzare pienamente tale cambiamento.
Che cosa significa avere una grande tenacia ?
Questo dubbio stabilmente solidificato non sarà frantumato se non vinto da una grande tenacia per raggiungere lo scopo. Perciò è detto che per gli indolenti ci vuole un tempo assolutamente indefinito per raggiungere il nirvana, ma per gli intrepidi l’ottenimento della buddità è questione di un istante.
Dovete essere sempre mossi da uno spirito indomito.